Una piccola italiana che sfidò i giganti d’America. La storia della 500 negli Stati Uniti durò solo quattro anni, eppure racconta molto sulla visione della Fiat negli anni ’50.
C’è una storia che pochi conoscono dentro la grande epopea della Fiat più famosa ed amata di tutti i tempi: la 500. È una storia di coraggio e di visione, ma finita piuttosto male. Comincia nel dicembre 1957, quando sulle strade di New York e Los Angeles iniziano a spuntare delle strane creature a quattro ruote.
Sembrano giocattoli in mezzo alle mastodontiche auto americane. Gli automobilisti rallentano per guardarle meglio. Qualcuno sorride, altri scuotono la testa. La Fiat ha portato la sua 500 nel paese dei V8 e dei motori da cinque litri. Un’idea che suona quasi assurda: come mettere un gattino in mezzo a un branco di leoni.
Per entrare nel mercato americano servivano modifiche sostanziali. I tecnici Fiat stravolsero il frontale: fari più grandi e più alti, frecce tonde sopra la griglia. Il risultato ricordava vagamente un ranocchio sorpreso.
Gli strumenti passarono ai numeri americani: addio chilometri, benvenute miglia. I paraurti diventarono più robusti, con protezioni extra, necessarie, visto che un tamponamento con una Cadillac dell’epoca somigliava allo scontro tra un peso piuma e un peso massimo.
La logistica richiedeva uno sforzo notevole. Tre navi cargo attraversavano l’oceano cariche di Cinquini. La prima si chiamava Italterra, soprannominata “la nave delle mille auto”. Le altre due, Italmare e Italvega, completavano questa piccola flotta tutta italiana.
I concessionari americani esponevano tre versioni: la normale per l’uso quotidiano, la Sport per chi cercava più brio, la Jolly Ghia per i clienti eccentrici. Quest’ultima, senza tetto e con sedili in vimini intrecciati, sembrava pensata apposta per le spiagge della California.
La curiosità non mancava. Gli americani si fermavano a guardare, fotografavano, facevano domande. Alcuni apprezzavano l’idea di un’auto così diversa dalle loro. Altri la consideravano poco più di un esperimento interessante. Le vendite raccontarono la verità: in quattro anni uscirono dalle fabbriche solo trecento 500 americane. Nel 1961 l’esperimento finì.
Oggi trovare una 500 America è un’impresa. I collezionisti le cercano nonostante quel frontale particolare che le rende meno affascinanti delle versioni europee. Rappresentano un pezzo di storia automobilistica italiana, quando la Fiat osò sfidare il mercato più difficile del mondo.
L’esperienza insegnò molto. Quarant’anni dopo, la nuova 500 è tornata negli Stati Uniti trovando un pubblico più ricettivo. Nel frattempo gli americani hanno imparato ad apprezzare le auto compatte. A volte serve pazienza: quello che non funziona oggi potrebbe diventare un successo domani. E proprio la 500 Fiat ne è la migliore testimonianza.
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